Destiny 2 La Maledizione di Osiride

Destiny 2 è arrivato sugli scaffali dei negozi e negli store online carico e determinato a stupire, in virtù del fatto che il primo capitolo riuscì a conquistare, nel corso dei suoi tre anni di vita, un posto speciale nel cuore degli appassionati, che costituiscono una delle community più affezionate di sempre. Purtroppo il secondo capitolo dell’epopea dei Guardiani soffre di qualche difetto, soprattutto strutturale: se la qualità e la quantità dei contenuti è migliore rispetto al passato, tutte le dinamiche che regolano end-game e progressione del personaggio invece zoppicano. La Maledizione di Osiride, primo dei due DLC inclusi nel season pass del titolo Bungie, arriva dunque in un momento delicato e anche per questo ha suscitato l’ira dei fan, infastiditi dal fatto che la software house di Seattle non sia corsa ai ripari, preferendo al contrario concentrarsi su aspetti di minor importanza. La serie di live streaming utili a promuovere l’espansione è stata interrotta prima dell’ultimo appuntamento, sostituendo alla classica diretta un update scritto che elencava tutte le modifiche apportate al gioco. Insomma una situazione delicata, ma al netto dei deficit di questo pacchetto di contenuti aggiuntivi e degli innegabili problemi di Destiny 2, l’avventura di Osiride è comunque godibile e con più di qualche elemento a suo favore.

Destiny 2 La Maledizione di Osiride: Recensione

Osiride e Mercurio: due facce della stessa medaglia

Vi abbiamo raccontato della campagna di Osiride non appena terminata, vogliosi di farvi ben capire cosa avesse da offrire l’esperienza. La quest principale de La Maledizione di Osiride continua sulla linea tracciata dai valori produttivi di Destiny 2, quindi cinematiche di ottima fattura, story telling ben architettato e missioni che divertono e coinvolgono. Osiride è una vera e propria leggenda fra le fila dei Guardiani, e la sua grande adepta Ikora ci chiederà di metterci sulle sue traccie, stimolata dal ritrovamento del leggendario spettro che apparteneva proprio ad Osiride. La struttura pecca però sulla durata e sulla riproposizione di alcuni ambienti già visti in precedenza come, per esempio, il Pyramidion. Ci aspettavamo dunque che i buoni propositi venissero seguiti da più contenuti, magari inediti, capaci di arricchire l’offerta in modo più evidente. Se la campagna principale galleggia quindi fra un si e un no, la libera Esplorazione di Mercurio è da bocciare: artisticamente incantevole, ha il grande difetto di essere un’area troppo piccola, praticamente minuscola, perfettamente visitabile a piedi senza ausilio dell’Astore. Altra novità che incuriosisce ma non convince pienamente è la Foresta Infinita, il dungeon Vex che sembra procedurale ma non lo è, nel senso che assembla set già esistenti, ogni volta in modo diverso. Il risultato è un setting interessante ma piatto e ridondante a livello di gameplay; addirittura completamente skippabile in praticamente tutte le missioni o adventures che lo vedono coinvolto. Un vero e proprio peccato perché, anche in questo caso, le idee ci sono e potevano essere sfruttate decisamente meglio. A migliorare la situazione ci pensano invece le Profezie Perdute, dodici quest che ci permetteranno di ottenere le armi inventate da Osiride durante i suoi viaggi nel tempo. Per ottenerlo sarà necessario accettare la missione sul Faro (il nuovo hub social) e recuperare una serie di materiali tramite del farming molto classico (e, talvolta, noioso), per poi utilizzare la Forgia. Un grande stimolo per i collezionisti che saranno incentivati ad averle tutte, data anche la loro bellezza estetica. Infine, l’update di dicembre ha introdotto le Armi Prodigiose, versioni potenziate di quelle Leggendarie e che, anche in questo caso, sproneranno i giocatori più accaniti a cercare la loro arma nella versione più potente ed esclusiva. Insomma La Maledizione di Osiride vive di alti e bassi, nel complesso però rappresenta il primo step verso il miglioramento di un game design che in questi mesi post-uscita è stato oggetto di molte critiche, molte delle quali fondate e comprensibili.
Destiny 2 La Maledizione di Osiride: Recensione

Il Divora-Mondi

Il “nuovo raid” di Destiny 2 si piazza a metà fra un’incursione e un assalto più corposo, proponendo un’attività abbastanza breve ma arricchita da una bellezza artistica e da meccaniche di gameplay davvero interessanti. L’ambientazione sarà sempre il Levitano, questo volta però dovremmo scendere nella pancia della gigantesca nave cabal per affrontare un essere minaccioso e insaziabile. Attraverseremo ambienti incredibili, da lasciare a bocca aperta, e vivremo avventura impegnative e per nulla scontate. Il Divora-Mondi ha dinamiche più riuscite della prima incursione di Destiny 2, suggerendo che nel prossimo futuro avremo proposte sempre migliori. Rimane da chiedersi perché optare per un’attività che sia più corta di un raid ma più lunga di un assalto, invece che proporre una vera e propria nuova Incursione, magari ambientata nella Foresta Infinita e nei vari snodi temporali possibili. Il risultato è buono ma di dimensioni troppo contenute per essere promosso a pieni voti: i Guardiani più esperti troveranno breve sfogo per le loro necessità, mentre quelli meno capaci dovranno ricorrere a grande spirito di squadra e equipaggiamento degno di nota per abbattere il boss in questione. Se l’intenzione era di quella di dare ai player un’opzione differente, anche in termine d’impegno, dal classico raid allora l’esperimento è riuscito. Certamente, però, il prossimo DLC dovrà invece regalarci un’incursione classica, appassionante e nuova di zecca.