Deus Ex: Mankind Divided

Il videogioco è un medium maturo? Quanto, con la peculiarità ma anche l’onere dell’interazione, gli artisti e i creativi che si nascondono dietro alle software house possono davvero comunicare? Qual è il compromesso tra l’esperienza ludica che si vuole offrire e la riflessione che si vuole ispirare? Eidos Montreal ha provato, nuovamente, a dire la sua in merito, con una risposta ambiziosa e curata, impegnata e ricca. Una risposta che si chiama Deus Ex: Mankind Divided.

 
I never asked for this
Mai, come ora, il tema dell’apartheid meccanica è centrale per la serie Deus Ex. Dopo gli eventi di Human Revolution, il genere umano è spaccato e la frattura sembra insanabile, con una divisione netta tra gli umani naturali e gli umani potenziati, costretti a
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sottostare alle regole imposte da quelli che erano i loro simili ma non si ritengono più tali. Ecco, quindi, che l’apartheid diventa realtà, con quartieri ghetto riservati ai potenziati, arresti sommari e perfino accessi separati ai mezzi di trasporto. La scrittura ci racconta così una Praga e un pianeta dove la psicosi del terrorismo ha radicato una discriminazione imperante di cui perfino l’aria sembra pregna, e che grazie ad una narrativa ambientale eccellente che andrebbe presa a modello riesce a innescare riflessioni e dilemmi nel giocatore senza il bisogno di dirgli nemmeno una parola. In mezzo a tutto questo, ritroviamo Adam, diviso tra il suo essere un agente antiterrorismo della Task-Force 29 e l’essere discriminato e accusato per i suoi potenziamenti. Quando, mentre si trova a Praga, rimane coinvolto in un attacco terroristico alla stazione che miete numerose vittime, l’ex agente SWAT è pronto a tornare in azione per scoprire chi ha voluto l’attentato e perché.
 La libertà di essere Adam Jensen
Mankind Divided guarda a Human Revolution con tutta la saggezza dovuta alla maggior esperienza degli autori. Quegli elementi che avevate gradito nel gioco precedente, tornano in questo rivisti e migliorati, soprattutto in virtù della grande libertà di approccio che gli sviluppatori vogliono concedere. Vi ritroverete, quindi, ad affrontare missioni in cui deciderete voi se uccidere, se stordire, se sfruttare o meno i potenziamenti di Adam o se semplicemente ignorare il nemico. Buona parte della caratterizzazione di Jensen, insomma, torna ancora una volta nelle vostre mani. Le meccaniche vi saranno introdotte, così come la nuova ed efficace mappatura dei controlli, nell’ormai già noto tutorial di Dubai, dove scoprirete anche il rinnovato sistema di copertura: premendo il tasto indicato, Adam si nasconderà dietro agli oggetti vicini, mentre utilizzando lo stick destro potete guardarvi attorno, decidendo verso dove spostarvi per la prossima mossa grazie ad un apposito cursore che comparirà all’occorrenza. In caso sia possibile cambiare nascondiglio, un’icona ve lo indicherà e, premuto il tasto preposto, Jensen andrà a nascondersi dove avete scelto. Oltre alla possibilità di passare da un riparo all’altro, il nuovo e più gradevole sistema di copertura vi consente anche semplicemente di spostarvi rapidamente in un’area scoperta, dando più ritmo alle eventuali sparatorie e rendendo quasi impercettibile lo stacco tra le fasi in cui Adam si muove liberamente e quelle in cui volete farlo acquattare.
Abbiamo trovato migliorato anche il sistema di puntamento delle armi, affidato ora ai grilletti dorsali, efficace da utilizzare soprattutto rimanendo acquattati ed esponendosi per il solo tiro (tra l’altro possibile anche alla cieca). Per rendere le cose ancora più scorrevoli, cambia anche l’inventario, affidato alla pressione degli stick analogici: premendo il sinistro potete accedere alla ruota di utilizzo dei potenziamenti di Adam, mentre con quello destro a quella delle armi. La volontà, insomma, era quella di migliorare il più possibile sia i combattimenti che l’infiltrazione, in modo che al giocatore vengano proposte meccaniche ugualmente efficaci per qualsiasi approccio scelga di adottare.
Non è tutto, perché Adam può intervenire anche sulle sue armi, modificandole con silenziatori, mirini e tipologie di munizioni diverse. Questa volta, potrete poi anche raccogliere dei materiali sparsi per le aree di gioco, in missione o in città, che vi saranno utili per creare direttamente dal menù nuovi equipaggiamenti: tra essi, trovate ad esempio il dispositivo che disturba gli apparecchi elettronici, munizioni per alcuni attacchi potenziati di Adam o biocelle per il recupero energetico dei suoi potenziamenti.
A proposito di potenziamenti, ce ne sono di completamente inediti: potrete, ad esempio, colpire i nemici con ondate stordenti, scegliere di sbalzarli, o anche direttamente di ucciderli. Non è tutto, perché Adam può anche rallentare il tempo o atterrare indenne dalle altezze, vedere attraverso i muri, taggare la posizione dei nemici, compiere salti notevoli e via dicendo, per un mare di possibilità che potete incastrare a vostro piacimento. Per sbloccare nuovi potenziamenti dovrete ottenere punti esperienza, accumulati abbastanza dei quali avrete dei kit Praxis da spendere. Alcune abilità ne richiedono uno, altre due, in base al loro potenziale impatto sul vostro approccio alle missioni. Mentre, poi, diverse abilità vengono usate automaticamente, quella che ad esempio può rendervi invisibile o quella che può farvi vedere attraverso i muri si attiva a vostra discrezione e consuma energia. Rispetto a Human Revolution, quest’ultima è ora indicata da una barra azzurra in basso a sinistra, poco sotto la croce direzionale alla quale potete assegnare le scorciatoie dei potenziamenti che la consumano. Attivandone uno, la barra andrà via via a calare, fino a quando non si esaurirà e sarà necessario attendere che si ricarichi—da sola o mediante l’utilizzo di biocelle. Il sistema è molto efficace e facile da padroneggiare; se sommiamo la possibilità di eseguire anche attacchi contestuali, letali o meno, in prossimità dei nemici, capite che le opzioni di approccio con le sentinelle sono davvero tante.
Se, però, al combattimento preferite il basso profilo, vi faranno comodo i potenziamenti che consentono anche di individuare il campo visivo dei nemici, rappresentato con un grosso cono sul radar. Questi ultimi non spaventano certo per la loro limitata visione periferica, ma, almeno frontalmente, potrebbero individuarvi anche da una lunga distanza. In caso la cosa si stesse verificando, sarete avvisati con un apposito indicatore che cambierà colore in base al livello di sospetto, fino al rosso del momento in cui il nemico passa all’allerta e sferra l’attacco. L’intelligenza artificiale non è strabiliante e alcuni nemici cercheranno di corrervi semplicemente addosso, ma altri risulteranno più ostici—complice anche il fatto che montano a loro volta potenziamenti—sfruttando le coperture e le granate per stanarvi o per disattivare le vostre augmentation.
Se i pochi potenziamenti che vi abbiamo elencato vi hanno fatto pensare ad una libertà d’approccio notevole, che il gioco effettivamente concede, sappiate che ad arricchire il contesto c’è anche l’abilità di hacking, affidata ad un mini-gioco immediato ma a sua volta stealth in cui dovete conquistare i nodi per arrivare al registro facendo bene attenzione a non farvi espellere. Inoltre, Adam può anche sviluppare un potenziamento legato all’analisi dei suoi interlocutori, che potrà avvantaggiarvi durante le conversazioni, piegando la volontà di chi avete di fronte e, magari, evitando uno scontro: in un caso, ad esempio, un personaggio era intenzionato a non collaborare con Adam e a portare avanti un inquietante rito. Senza alzare nemmeno un’arma, abbiamo potuto però fermarlo e convincerlo anche a consegnarci delle informazioni utili. Va da sé che torna anche il sistema dei dialoghi, grazie al quale potete decidere—anche se a volte senza innescare grandissimi cambiamenti nello scambio—in che modo Adam deve portare avanti la conversazione.
Ad accentuare ulteriormente la libertà concessa al giocatore troviamo un level design davvero eccellente, che vi pone di fronte a percorsi che vi ingegnerete ad architettare, in base alle vostre inclinazioni. Un tragitto che prevede di hackerare le telecamere può essere impervio se non avete sviluppato appieno l’abilità, ma può esserlo allo stesso modo procedere facendo scattare l’allerta se non siete soliti portare con voi armi letali. Da sottolineare anche la ricchezza della maggior parte degli scenari proposti, popolati da oggetti con cui interagire e da possibilità.
 
Deus Ex: Mankind Divided sceglie Praga come hub delle avventure di Jensen, facendoci muovere tra missioni principali, missioni secondarie e perfino punti d’interesse, visitando i quali si possono attivare ulteriori incarichi. Se le missioni relative alla storia riguardano soprattutto operazioni simili a quella di Dubai, con nemici di ronda e aree in cui infiltrarsi, le secondarie sono molto varie e divertenti, andando dall’indagine sull’omicidio in stile L.A. Noire fino alla consegna di documenti che eviteranno ad alcuni potenziati di essere deportati. Nelle ambientazioni cittadine, insomma, gli impegni non mancano, così come i locali che potrete visitare e i punti vendita ai quali rivolgervi per acquistare oggetti curativi, armi o munizioni, spendendo i crediti rinvenuti durante le vostre missioni.
La longevità è quindi notevole, arricchita anche dal fatto che sono presenti tre livelli di difficoltà iniziali, più uno che si sbloccherà solo dopo che avrete completato la prima run: selezionandolo, accetterete un’ardua sfida, visto che in caso di morte di Adam dovrete ricominciare daccapo. Di contro, se volete mantenere tutte le abilità e gli oggetti già ottenuti, potrete fare una nuova run New Game +.
 
Fatti sotto (o sii furtivo)
Una delle maggiori critiche mosse a Human Revolution era relativa soprattutto alle sue sfide con i boss, troppo slegate dal gameplay del resto del gioco. Eidos Montreal ha quindi provato a rimediare, annunciando che addirittura in Mankind Dividedsarebbe stato possibile evitare del tutto gli scontri, se abbastanza bravi a sfruttare l’eloquenza di Adam durante i dialoghi.
Nel corso della nostra run, siamo incappati in due sole sfide con i boss (il che ci lascia pensare che alcune siano state evitate proprio grazie ai dialoghi). Se, nel caso della prima, c’era probabilmente il modo di evitarla, così non si può dire per la seconda, nella quale siamo sempre incappati nonostante salvataggi multipli per provare a cambiare la situazione.
Premesso questo, le sfide sono molto impegnative, ma sposano con convinzione il gameplay delle altre sequenze: sarete voi a scegliere se attaccare frontalmente, se nascondervi per agire nell’ombra, se tentare addirittura il corpo a corpo o se, perché no, hackerare torrette e droni, facendoli scatenare contro il vostro ingenuo avversario. Niente sparatutto forzato, quindi, ma scontri che possono essere ragionati e gestiti con il ritmo che avete avuto fino ad allora.
 
M’illumino di Jensen
Venendo all’aspetto grafico, Dawn Engine riesce ad offrire degli scenari interessanti e in alcuni casi suggestivi, anche se non è sicuramente la punta di diamante del gioco. A modelli dei personaggi ben fatti e vari, si affiancano luci e texture non certo strabilianti, mentre le animazioni sono perlopiù ben realizzate. Certo, non si può dire lo stesso per il lip-sync, soprattutto in caso sceglieste il doppiaggio in italiano, ritrovandovi a volte con la battuta ancora da terminare quando il personaggio ha già chiuso la bocca. Nella nostra run su PS4 abbiamo anche riscontrato qualche sporadico calo di frame rate, a volte abbastanza evidente. C’è anche, ma solo in apertura in uno scenario molto affollato, un problema palese di tearing, che non si è però presentato in nessun’altra sezione durante il gioco. Si poteva poi fare qualcosina di meglio nei caricamenti, in particolar modo quando si carica un salvataggio dopo un tentativo di approccio alla missione fallito.
Nel complesso, comunque, l’esperienza risulta estremamente godibile e i piccoli peccati tecnici non riescono a minare un progetto studiato con cura enorme nel lato del design e in quello artistico (colonna sonora compresa), arricchito anche da una modalità tutta nuova che lo rende ulteriormente longevo, chiamata Violazione.
Fare breccia
In questo approccio arcade al mondo di Deus Ex, vi ritroverete a vestire i panni di un avatar all’interno di un mondo virtuale, intenti ad infilarvi nei server dei “potenti” a caccia di dati sensibili. Il pretesto narrativo, presente con tanto di missioni primarie e secondarie, vi pone davanti a una serie di livelli in cui dovrete raggiungere delle torrette, premendo il tasto indicato per scaricare i dati. Una volta violato un certo numero di torrette, dovrete correre all’inizio dello stage—possibilmente senza farvi scoprire—per far registrare il vostro tempo nelle classifiche, nella speranza di aver superato i vostri amici. Il punteggio finale sarà anche influenzato da un moltiplicatore, tanto più alto quanto sarete stati furtivi e non letali con i nemici virtuali incontrati lungo il breve percorso.
I livelli sono abbastanza vari e ci sono tipologie diverse, come quelle in cui potete ignorare le torrette per raccogliere oggetti sparsi per la mappa, stando però attenti a eventuali trappole, laser e altre insidie. In alcuni sono anche presenti obiettivi secondari che influenzeranno a loro volta i punti esperienza e il moltiplicatore.
Completando le sfide, che si fanno via via più articolate e complesse, accumulate punti esperienza e salite di livello: riuscendoci, avrete in cambio dei punti Praxis, utilizzabili per sbloccare i potenziamenti anche nel mini-gioco, e una maggior capacità di memoria per attivare le suddette abilità. In aggiunta, di tanto in tanto otterrete dei pacchetti di ricompense, di diverse rarità, all’interno dei quali troverete armi, oggetti e modificatori da utilizzare nei livelli, tra miglioramenti usa e getta e sfide aggiuntive che arricchiscono il moltiplicatore.
I pacchetti, come prevedibile, si possono anche acquistare, utilizzando i crediti ottenuti nel gioco o, come ci aveva anticipato Dugas, moneta reale in caso non vogliate perdere troppo tempo.
Nel complesso, la modalità è molto gradevole ed è anche riuscita a sorprenderci nel suo voler proporre un contesto narrativo e qualche dialogo qua e là. Le meccaniche si incastrano bene e l’arrivo in futuro di nuovi livelli potrebbe tenervi vicini a Mankind Divided anche qualche tempo dopo aver terminato la campagna, considerando che potete anche condividere i vostri risultati creando una sfida con i vostri contatti.
…fonte SpazioGames