Wasteland 2

l titolo è ambientato 15 anni dopo le vicende narrate nel capitolo originale; l’olocausto nucleare comincia a diventare un ricordo piuttosto lontano e i Ranger sono riusciti a ristabilire un minimo di ordine nelle lande desolate dell’Arizona. Tuttavia l’America, o quel che ne resta, è GAancora ben lontana dall’essere un luogo pacifico e sicuro visto che mostri mutati, le bande di delinquenti e gli spietati e loschi figuri che abitano il territorio continuano a spadroneggiare, riducendo a ferro e fuoco i pochi accampamenti e massacrando la popolazione senza protezione. La nostra avventura inizia con Snake Vargas, il capo dei Desert Ranger, in procinto di promuoverci sul campo per metterci sulle tracce dell’assassino di un membro storico dell’organizzazione, appena sepolto nell’arido terreno di New Vegas.

Le terre di nessuno           Le terre di nessuno

Ovviamente la raccolta degli indizi necessari a scovare il fuorilegge costituisce solo un pretesto per vagare per gli Stati Uniti Occidentali attraversando non solo l’Arizona ma anche la California, intelligentemente rappresentata da una Los Angeles devastata e nelle mani dei più assurdi psicopatici, fino a scoprire una lunga storia fatta di numerosi clichet, tipici del genere, ma anche di piacevoli sottotrame. Quello che impressiona fin dai primi minuti in cui si prende confidenza con il gioco è la quantità di contenuti scritti a cui è possibile accedere. Non è solo una questione di missioni e compiti da svolgere ma tra dialoghi e migliaia di descrizioni per ogni singolo oggetto presente nel mondo post-nucleare, è molto facile rimanere spiazzati e talvolta persino spaesati di fronte ad una tale mole di testi da leggere. A questo proposito è un peccato che proprio le quest siano probabilmente il punto più debole di una produzione che altrimenti stupisce per la sua vastità. Sia chiaro che non ci troviamo di fronte ad un vero e proprio aspetto negativo ma troppo spesso ci si ritrova a compiere azioni e a seguire indicazioni troppo approssimative e anche gli spunti narrativi in questi ambiti sembrano risentirne. Il diario delle missioni non è mai molto chiaro e la mappa di gioco spesso non aiuta offrendo punti di interesse precisi o facendo capire adeguatamente al giocatore qual è il luogo da raggiungere e molto spesso proprio gli obiettivi delle quest sono generici, privi di reale mordente e ci obbligano a vagare per l’ambiente uccidendo l’ennesimo nemico solo con la speranza che lasci cadere l’oggetto necessario al personaggio non giocante che ci ha offerto quella missione. Sembra quasi di trovarsi di fronte alle quest più insulse di un qualsiasi MMO di seconda fascia. Ed è davvero un peccato visto che in molte altre occasioni la narrativa di Wasteland 2 ci pone davanti a scelte morali che hanno persino ripercussioni sulle situazioni incontrate in momenti successivi talvolta alterando persino gli scenari che ci troviamo ad attraversare e le successive quest a cui possiamo avere accesso. Tutto questo stimola a dismisura la rigiocabilità che mai come in questi casi, farà sicuramente la felicità degli appassionati del genere offrendo delle reali alternative a come il mondo di gioco si presenta davanti ai nostri personaggi. L’impressione che abbiamo avuto in diverse momenti della storia insomma è che il team di Brian Fargo abbia voluto a tutti i costi offrire un mondo di gioco molto vasto nel tentativo di offrire tantissime interazioni con il risultato di farlo invece apparire troppo dispersivo, talvolta persino poco amalgamato. Siamo consci di risultare impopolari con questa valutazione ma probabilmente proprio in casi come questi, una storia più breve ma anche più intensa, condensata e rifinita, avrebbe sicuramente giovato all’intera esperienza di gioco.