Watch Dogs

Sono due anni che non si fa che parlare di Aiden Pearce, o che almeno se ne parla parecchio. Un vigilante americano che ruba ai ricchi per dare a se stesso, così pare almeno, e che per farlo ricorre al hack più selvaggio di una rete informatica globale che controlla e contiene i dati di tutta la popolazione di Chicago. La storia è ormai nota, ovvero quella di un furto andato male che gli mette alle calcagna un’associazione
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criminale senza scrupoli che, nel tentativo di eliminarlo, causa la morte accidentale della nipote. Da lì in poi Aiden vuole solo capire perché si è arrivati a tanto e, soprattutto, vuole vendicarsi ricorrendo a qualsiasi mezzo, facendosi terra bruciata attorno in un susseguirsi di comprimari, situazioni a volte al limite e diversi elementi di gameplay che funzionano, partendo da idee innovative per un genere di successo, quello dei free roaming, che fatica a dire qualcosa di nuovo. Col senno di poi, l’impresa più ardua di Aiden sembra essere stata il riuscire ad arrivare nei negozi, partendo da un trailer che ci aveva fatto domandare persino di che tipo di gioco potesse trattarsi da tanto pareva il frutto di un game designer visionario, arrivando a un sandbox che, sulla falsa riga di GTA, punta tutta la volontà di innovare nei mezzi che un cellulare fornisce al protagonista per interagire con l’ambiente. Preso atto di cosa si sta giocando, ci vogliono una trentina d’ore per finire Watch Dogs: a noi è piaciuto e ve lo consigliamo di giocare, provando prima a spiegarvi perché.

Curiosità

Da oggi, sia su Android sia su iOS è possibile scaricare la companion app di Watch Dogs che, sempre in cambio di punti abilità e di esperienza per far crescere il proprio personaggio, consente di giocare anche non possedendo il titolo pacchettizzato e in maniera gratuita. Cosa si fa da tablet e smartphone? Si lancia la sfida a chi sta scorrazzando per Chicago e gli si scagliano contro volanti ed elicotteri della polizia. Chi è dentro il gioco vero e proprio deve scappare in auto e raggiungere l’ultimo dei checkpoint previsti.

UNA SPY STORY

Watch Dogs si conferma un titolo drammatico, una spy story che porta un uomo a scoprire se stesso attraverso la vita degli altri. Aiden alla fine del gioco sa chi è, ma solo dopo aver frugato in tutto il marasma che gravita intorno a lui e a Chicago, una città che viene infarcita di elementi quasi tutti funzionali alla giocabilità. Questo processo non avviene senza traumi, sì per il protagonista, ma anche per il giocatore, visto che la trama, adulta, viene raccontata attraverso una serie di bei personaggi a cui però non viene dato il giusto spazio, lasciando qua e là qualche buco narrativo di troppo. Alcuni protagonisti, senza voler scendere nei dettagli per non rovinare alcuna delle sorprese di cui il gioco è indubbiamente pieno, sono delle vere e proprie occasioni mancate, tanto son ben costruiti quanto troppo rapidamente lasciati al loro destino senza lasciare il giusto segno. La storia di per sé è piuttosto standard, ma è inevitabile affezionarsi ad Aiden, così imperfetto, e all’idea di volerlo aiutare a scoprire perché tanta violenza si è abbattuta sulla sua vita. Il motivo potrà non piacervi, il contesto potrà convincervi o meno, ma almeno non si può dire che i ragazzi di Ubisoft si siano limitati a svolgere un compitino cercando di riscuotere il successo che questi titoli possono raggiungere. Il cellulare di Aiden non si ferma mai e, come notato in precedenza, l’idea di poter profilare tutti gli NPC della città, rubandone il nome, il cognome, le inclinazioni sessuali, il redditto, fino a registrarne conversazioni private o scambi di messaggi, aiuta a non avvertirne la presenza come quella di semplici marionette animate, cosa che capita oramai di sovente in questo tipo di giochi in cui si vaga per ambienti enormi in cui è più facile distruggere un autobus con un lanciarazzi che scambiare due parole con un giornalaio. Watch Dogs non risolve questo problema, ma mette indubbiamente in pista un’idea che limita il senso di déja vù inevitabile in queste occasioni e che aiuta a sentirsi parte di un contesto vivo in cui degli abitanti hanno le loro cose da fare e i loro piccoli crimini da compiere. Guardie del corpoLa mappa, comunque piuttosto vasta, si dipana tutta tra porti industriali, una downtown ricca di grattacieli e una piccola parte rurale subito fuori, area in cui alberi e laghi danno un po’ di respiro alla claustrofobia da palazzi che si prova per quasi tutto il tempo. Le strade sono disseminate di opportunità di intervento col cellulare che può servire per cambiare i colori dei semafori, alzare piloni spartitraffico, sollevare ponti levatoi e far esplodere tombini, ma il sapiente level design del team ha fatto sì che l’esperienza non si tramuti in un premere a caso il pulsante di Hack sul pad per far accadere di tutto per liberarsi, in caso, di polizia e inseguitori. Ben presto ci si accorge che non tutte le strade hanno quel che fa al caso nostro e che bisogna destreggiarsi per ottenere il risultato sperato, bisogna cercare di dirigersi verso zone che sappiamo di poter sfruttare a dovere o ricorrere a strategie alternative come il cercare dove nascondersi, magari sdraiandosi all’ombra del cruscotto della macchina che si sta utilizzando. L’altra novità è che in Watch Dogs, quando la polizia si allerta o i cattivi ci inseguono, si può ragionevolmente scappare raggiungendo l’acqua e nuotando o rubando un motoscafo, perché non esiste un motivo razionale per cui si debba sempre trovare una pattuglia ad attenderci sull’altro lato di un fiume enorme quando si siano seminate quelle che ci inseguivano sull’altra sponda. La città quindi diventa strumento per fare cose e la vera arma al servizio del protagonista, che può uscire indenne da un combattimento anche grazie ai tanti elementi interattivi del fondale e alla tecnologia indossata dai suoi assalitori.Guardie del corpo

IL COMBAT SYSTEM CHE NON TI ASPETTI

La mappa di Chicago si infittisce ben presto di icone con cose da fare. Le icone gialle indicano i vari step della missione principale, quelli in blu e in grigio le tante attività parallele. Già le missioni principali offrono sufficiente varietà visto che quasi mai si risolvono in un vai al punto A e raccogli l’oggetto B e che spesso offrono diversivi all’azione pura e che indugiano spesso in ottime meccaniche stealth sia a piedi che in macchina. Fondamentale, in ogni caso, è l’analisi dell’ambiente che va fatta passando da una telecamera di sorveglianza all’altra e riuscendo a capire come, dove e quando muoversi. In più di un caso ci viene anche chiesto di guidare verso la fuga un altro dei personaggi, indicandogli dove nascondersi o dove correre per evitare pattuglie e guardie, studiando le mosse degli NPC e attirandoli in vicoli ciechi facendo trillare cellulari o facendo scattare l’allarme delle auto parcheggiate. Guardie del corpoUn ottimo sandbox quindi, aiutato da diverse idee intelligenti come quella di costringere il giocatore a hackerare persino le telecamere mobili (simil go pro) installate sui giubbotti dei cattivi di turno per farsi portare in stanze inaccessibili così da poter violare sistemi di sicurezza o interruttori altrimenti irraggiungibili. Quando Watch Dogs dà il meglio, ci sono pochissimi istanti per fare tutto ciò, pena il fallimento o il dover ricorrere al combat system che comunque è ben realizzato. C’è un buon sistema di coperture, che dà problemi solo quando bisogna cambiare lato dello stesso riparo, e soprattutto c’è un vastissimo skill tree in cui spendere i punti abilità guadagnati scalando i 50 livelli di esperienza possibili e che danno ad Aiden una miriade di possibilità in più, distribuite tra skill di combattimento, capacità di hackerare sistemi sempre più complessi, costruire oggetti utili per mandare in blackout la città o per interrompere le comunicazioni tra le guardie, oppure per migliorare le sue possibilità di sopravvivere durante i lunghi inseguimenti in macchina o moto. Il modello di guida, però, non convince sia sotto il profilo della risposta dei veicoli sia sotto il profilo dell’audio. I colpi si sentono, le esplosioni che si possono causare hackerando esplosivi o centraline mentre i nostri avversari ci passano davanti ignari sono esaltanti e la sensazione di poter sposare approcci sempre diversi è semplicemente appagante. Un po’ come i personaggi, purtroppo, non tutto il potenziale viene portato alle estreme conseguenze e non si arriva mai allo scontro a fuoco in cui realizzarsi come dei veri e propri eroi urbani, ma un buon tasso di sfida lo si può trovare in una serie di missioni secondarie in cui bisogna sconfiggere gli avamposti di alcune gang disseminate sul territorio che di solito richiedono di liberarsi la strada fino al capetto di turno senza però poterlo uccidere. Guardie del corpoTanta complessità meritava però qualche missione tosta in più, senza dubbio. Dove invece c’è poco da obiettare è nel level design della città e delle banche dati che vanno hackerate per avere accesso a tutte le missioni e ai dati dei diversi distretti di Chicago. Immaginate una serie di centraline sparse su muri e dentro stanze che si devono raggiungere fisicamente o visivamente ricorrendo alle onnipresenti telecamere di sicurezza. Visto che Aiden non è un super uomo, non può arrampicarsi dove gli pare ma deve capire dove dirigersi, dove esplorare per trovare i cavi e gli snodi utili per intrufolarsi in questi complessi sistemi di sicurezza. Ecco quindi che le strade e i palazzi si riempiono di grandi puzzle ambientali che costringono a guardare e capire come leggere mura e pareti in quello che è un ottimo modo per recuperare la mappa di una città che non è più solo una mega arena in cui far esplodere cose. Per capire al meglio questo concetto basta una delle missioni opzionali in cui bisogna scannerizzare dei codici QR giganti stampati su pareti e cartelloni, anche distanti tra loro. Aiden deve trovare la giusta telecamera che permetta di affiancare le diverse parti del codice in modo che si appiattiscano in un’immagine bidimensionale da poter rilevare. Trovare idee così fresche e innovative in un gioco tripla A piuttosto che in un titolo indie è indubbiamente una piacevole sorpresa.

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