Alien Isolation

Fan di Alien gioite, perché quello che stiamo per raccontarvi ha dell’incredibile: finalmente qualcuno è riuscito a creare un titolo capace di rendere merito e omaggio a una delle saghe fantascientifiche più famose di sempre. SEGA e Creative Assembly hanno messo in piedi un gioco di valore, in grado di rapirci dal primo minuto e che ci ha impressionati sia come fan della serie sia da puri videogiocatori.

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La formula per ottenere una produzione di successo è stata particolarmente semplice a dire il vero, ed è bastato togliere esplosioni e scontri a fuoco sotto testosterone per riportare sui giusti binari un filone di giochi su licenza che non è mai riuscito a convincerci. Basti pensare di recente al disastro fatto sempre da SEGA con Alien Colonial Marines o a uno dei molteplici shooter aventi per antagonista uno tra gli alieni più famosi del cinema, escludendo ovviamente quell’Alien versus Predator che tanto ci aveva esaltato nei primi anni del 2000.

E così ha inizio una nuova storia…
Alien Isolation non è un semplice videogioco basato sulla saga di Alien ma vuole inserirsi di prepotenza nella narrazione tra Alien e Aliens Scontro Finale, buttando nel calderone nientemeno che la bella Ripley. Non stiamo parlando però della tostissima Ellen interpretata da Sigourney Weaver come ci si potrebbe aspettare, bensì di sua figlia Amanda, che pur di recuperare le poche informazioni contenute nella scatola nera della Nostromo si imbarcherà in un viaggio pieno di pericoli verso la stazione spaziale Sevastopol.
Ci troveremo per le mani una protagonista spinta dall’affetto e dalla voglia di scoprire la verità su quanto accaduto, che dovrà però ben presto affrontare da sola problemi all’apparenza insormontabili. Prima che le cose vadano storte infatti non passeranno più di cinque minuti e il giocatore si troverà da subito invischiato in un susseguirsi di eventi devastanti. In questa avventura non saremo completamente soli, anche se la caratterizzazione dei personaggi secondari non riesce a colpire nel segno, e tra qualche banalità e linee di dialogo davvero troppo poco incisive ci si dimenticherà davvero in fretta di tutti loro. Anche Amanda, purtroppo, andrà incontro alla stessa sorte e per il giocatore, senza poterla vedere in volto se non in rarissime occasioni e senza la possibilità di delinearne con precisione il carattere proprio a causa dei dialoghi scontati, diverrà difficilissimo provare dell’attaccamento.
Tutto questo è amplificato dalla mancanza di espressioni facciali convincenti, da un comparto animazioni che non ci ha convinto, quantomeno per gli umanoidi, e da un doppiaggio non particolarmente esaltante seppur sufficiente. La storia procede su binari piuttosto standard, senza grossi twist o colpi di scena, ma ricalca i racconti spaziali più noti, con portelloni in avaria continua, missioni di soccorso e recupero e chi più ne ha più ne metta, rimanendo comunque dentro canoni ben delineati da altre decine di produzioni simili.
Se in tutto ciò potrebbe leggersi un nota di disappunto è solo perché il resto ci ha convinto a tal punto da poter mettere in ombra i difetti sopraelencati, trascinandoli in secondo piano e rendendoli addirittura dimenticabili durante la campagna.
Ma cosa ci ha esaltato così tanto? Cosa è stato in grado di farci valutare il gioco così favorevolmente? La risposta è semplice: Creative Assembly ha lavorato ad Alien Isolation esattamente come un fan avrebbe fatto. Tutti i riferimenti al primo film, l’atmosfera perfetta della stazione spaziale, i tunnel stretti e claustrofobici e in generale la sensazione di trovarsi davvero in quel 2055 disegnato e ideato da Ridley Scott sono elementi di assoluto valore nella produzione. Una cura sbalorditiva che, persino nei colori e nei giochi di luce, riesce a far respirare le medesime sensazioni della pellicola, in una situazione più unica che rara a dire il vero. Gran merito di tutto questo viene dal sistema di illuminazione sublime che il motore di gioco mette in mostra, facendo spaventare il giocatore con giochi di luce incredibili, con lampi che filtrano dalle grate proiettando sul muro ombre impressionanti capaci di modellarsi nella mente del giocatore in paura e tensione.

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