The Witcher 3 Hearts of Stone

Quando The Witcher 3 è uscito era zeppo di bachi, indubbiamente più di quanti ce ne saremmo aspettati da CD Projekt, specie dopo un ritardo legato proprio al bug checking. Lo studio polacco però non è certo l’ultimo arrivato: ha sistematicamente corretto i problemi più gravi della sua opera magna, eliminando nel giro di un paio di settimane i blocchi più gravi, per poi concentrarsi sugli errori minori. Non tutto è sparito, ma le avventure di Geralt al momento sono stabili e vengono costantemente supportate, specie su pc dove la comunità dei modder si è già attivata di brutto.

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Un supporto costante significa però anche un lavoro sui contenuti, e dopo un’attesa nemmeno troppo lunga arriva quindi la prima espansione “seria” della campagna,Hearts of Stone, un grosso DLC a pagamento che promette ancora più ciccia a chi già si è scofanato tonnellate di mostri e storie indimenticabili. Ovviamente lo abbiamo giocato, ma sarà davvero un extra degno dei soldi spesi, o anche da questo amatissimo team dobbiamo iniziare ad aspettarci operazioni commerciali senza ritegno?
Il male ha molte forme
Se The Witcher 3 lo avete amato alla follia, Hearts of Stone vi offre tutto ciò che desiderate, ovvero più The Witcher 3. Non è un aggiunta rivoluzionaria, non snatura il sistema e non presenta nemmeno nuovi continenti, si limita a inserirsi senza troppi strappi nella storyline originale (anche se avrebbe più senso giocato dopo la sua conclusione, per non spezzare eccessivamente l’urgenza della ricerca di Ciri) e vede Geralt alle prese con alcuni personaggi già visti, o nella serie o nella campagna base. A tutti gli effetti si tratta di una lunga questline, con qualche missione in più buttata nel mix, nuovo poderoso equipaggiamento e un nuovo mercante. Poco, direte voi, ma commettereste un grave errore, poiché la serie di quest di Hearts of Stone è quasi certamente la migliore creata finora da CD Projekt, e a tratti fa impallidire anche le sottotrame più belle dell’intera saga.
Non vogliamo davvero svelarvi troppo della trama, sappiate soltanto che in questo DLC c’è una nuova romance (all’apparenza scollegata da quelle principali e priva di conseguenze serie), non mancano i momenti epici, e sembra che i CD Projekt abbiano voluto condensare tutto ciò che è il loro gioco in una manciata di ore, migliorandone peraltro alcuni importanti aspetti.
Ma andiamo con ordine, prima le cose brutte. Il combat system.
Sapete che da queste parti non siamo grossi estimatori delle meccaniche di combattimento di The Witcher 3, e Hearts of Stone non fa differenza. L’IA nemica è sempre la solita, circoscritta e facile da inebetire, specie quando si ha a che fare con grossi gruppi di avversari, e i movimenti di Geralt sono piuttosto legnosi. Il combattimento brilla leggermente solo quando si specializza Geralt nell’uso dei segni, che variano di molto l’approccio, e si affronta l’avventura alle difficoltà più alte. Attenzione però, poiché pare che lo studio di sviluppo abbia intuito i problemi del sistema e in parte lavorato per arginarli. Nel DLC sono infatti presenti boss nettamente più impegnativi e ispirati rispetto al 90% dei mostri più pericolosi di Wild Hunt, e la maggior parte degli scontri è stata inserita in mappe dove le problematiche dell’IA non sono così evidenti. Non bastasse, l’espansione è seccamente più impegnativa del gioco base, si è pertanto tornati a un feeling simile a quello visto in The Witcher 2, con una spinta maggiore verso l’uso oculato dei segni e avversari piuttosto temibili con cui combattere. Gli sbilanciamenti di certe spec (specialmente quelle alchemiche) sono tristemente invariati, pertanto i giocatori più esperti non faticheranno molto a trionfare, ma almeno un passo avanti leggero c’è stato. Encomiabile.
L’altra debolezza di Hearts of Stone sta nella riproposizione dell’abusatissima struttura delle quest vista in passato, quel “segui, trova le orme, ammazza” che rappresenta il fulcro di Wild Hunt. Pure qui però i CD Projekt hanno smorzato il problema non poco, inserendo nella nuova avventura situazioni nettamente più ricche di enigmi e momenti atipici di quanto ci aspettassimo. Si segue, osserva e ammazza ancora a raffica, ma almeno alle investigazioni viene dato un senso concreto in più di un caso, e un paio di missioni ci hanno sinceramente sorpreso con le loro trovate (una cosa accaduta davvero di rado nella campagna primaria). La narrativa delle varie quest, poi, è al solito eccezionale, perciò se in The Witcher 3 è bastata la storia a tenervi incollati allo schermo le nuove vicende di Geralt vi inchioderanno letteralmente alla sedia.
Un gran lavoro insomma, in grado di tappare parzialmente i principali buchi del progetto e coronato da un miglioramento del crafting, grazie al nuovo mercante citato a inizio articolo. Ora infatti si possono incantare le armi con incantesimi runici, che richiedono vari slot e potenziano enormemente lame e armature di Geralt. La quest correlata a tale curioso artigiano è facile e veloce, richiede un bel po’ di oro, e permette di rendere ancor più efficace il lupo bianco in battaglia. Molti amanti del minmaxing non se la lasceranno scappare.
Da zero a Witcher in 4 secondi
Brillante da parte di CD Projekt anche la scelta di rendere l’espansione giocabile anche per coloro che non hanno portato a termine la campagna principale. Scegliendo l’opzione dedicata, potrete affrontare Hearts of Stone nei panni di un personaggio già ben equipaggiato di alto livello, bello pronto all’azione. Chiaramente avere un guerriero livellato dalla campagna semplifica di molto le cose, ma la scelta degli sviluppatori ci ha facilitato di molto la vita, visto che su PC non avevamo i salvataggi a disposizione, e non dubitiamo che risulterà utile per molti altri giocatori (pensate che tra l’equipaggiamento disponibile sono presenti persino due pozioni per il respec, e numerose rune).
Nessuna novità dal punto di vista tecnico infine, poiché come abbiam detto prima le nuove aree sono davvero poche. Qualche virtuosismo grafico che non vi spoileriamo comunque CD Projekt se l’è concesso, e dal punto di vista sonoro siamo sempre davanti a un titolo con doppiaggi d’eccezione e musiche notevoli, che accompagnano le scene alla grande. E sì, ci sono ancora un po’ di bug grafici e sonori qua e là, eppure stavolta abbiamo affrontato tutta l’avventura senza mai vedere crash o problemi gravi. Forse siam stati fortunati, ma di solito è un buon segno.
Sulla longevità: noi abbiamo terminato la campagna principale di Hearts of Stone in poco più di 8 ore di gioco, soffermandoci solo in seguito sulle quest secondarie. In totale comunque l’espansione offre dalle 10 alle 15 ore di gioco per l’utente medio, una cifra più che degna per il suo costo.

…fonte SpazioGames