Uncharted: The Nathan Drake Collection

Se Uncharted fosse un’opera lirica, sarebbe un grande classico del repertorio. Perché questa saga, creata da Naughty Dog, ha saputo imporsi come uno dei capisaldi del mondo Playstation, riportando in auge il genere action adventure e facendolo con uno stile così identificabile da consentire allo studio di Santa Monica di entrare dall’ingresso principale nell’olimpo degli sviluppatori di videogiochi.

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Mentre il mondo è in fermento per l’arrivo di Uncharted 4, previsto per il prossimo anno, Naughty Dog ha pensato bene di recuperare i primi tre capitoli della saga e di dare loro una bella lucidata e di portali su Playstation 4. Un’occasione perfetta per chi – per qualunque ragione – si fosse perso questa straordinaria serie.
In merito alla Nathan Drake Collection e come avviene sempre nel caso delle remastered, ci limiteremo ad analizzare il valore produttivo di questa conversione, dimenticandoci per un momento del prodotto originale. Uncharted non ha certo bisogno di grandi introduzioni, ma per chi avesse vissuto sigillato in un rifugio antiatomico negli ultimi 10 anni, vi basti sapere che questi tre giochi sono alcuni fra i migliori titoli usciti su Playstation 3, e che il secondo episodio è annoverato dalla maggior parte dei critici come uno dei migliori videogiochi in assoluto. I tre titoli contenuti in questa collection, dunque, sono dei cavalli di pura razza che meritano di essere giocati da tutti almeno una volta nella vita.
La grande bellezza
Prima di tutto, una premessa: siamo freschi di un playthrough dei tre titoli originali, e di conseguenza i nostri ricordi dei tre giochi per Playstation 3 sono meno sbiaditi del solito. Questo ci ha permesso di compiere alcuni paragoni diretti con i titoli originali, che tuttavia ci hanno messo di fronte a una verità: i tre giochi sono invecchiati molto bene e, salvo alcune meccaniche di copertura un po’ obsolete nel primo gioco e i combattimenti corpo a corpo un po’ tediosi nel terzo, i Naughty Dog partivano da tre giochi che non necessitavano di alcun intervento al gameplay, ed hanno pertanto affidato lo sviluppo di questa collection a uno studio terzo, i Bluepoint Games, autori di alcune delle migliori remastered uscite sulle console Sony. Non ci sorprende, dunque, che gli sviluppatori abbiano scelto di mantenere inalterato questo aspetto del gioco, limitando le migliorie al solo aspetto tecnico.
Da qui, dunque, parte la nostra analisi: in Uncharted: The Nathan Drake Collection abbiamo a che fare principalmente con un restauro grafico, che ha permesso alcuni importanti cambiamenti che – tuttavia – ci hanno richiesto un’analisi più approfondita del comune per essere notati. Al di là della risoluzione 1080p e dell’evidentissimo frame rate a 60fps, infatti, per notare i reali cambiamenti grafici occorre prestare un po’ di attenzione. Ciò è dovuto al fatto che, come detto, i tre titoli partivano da una base molto solida, che gli ha permesso di invecchiare davvero bene, presentandosi ancora oggi come dei titoli molto gradevoli alla vista.
I Bluepoint Games hanno dunque iniziato il lavoro di restauro con l’applicazione di un evidente filtro anti aliasing che ammorbidisce in maniera sensibile le immagini, coadiuvato dalla risoluzione maggiore. I cambiamenti più sensibili, però, si riscontrano nelle superfici: nella Nathan Drake Collection, infatti, non vi sono soltanto texture a risoluzione maggiore, ma anche e soprattutto un filtro anisotropico che rende ruvido il terreno, dettagliata la trama dei tessuti e pungente il volto con la barba incolta di Drake. Se combinate questo con il già citato aumento nel frame rate, ottenete un livello di dettaglio mai visto prima nelle brevi ma intense sequenze a bordo di veicoli.
Un altro grande elemento toccato dai Bluepoint riguarda l’illuminazione e la conseguente resa cromatica delle scene: ora ogni elemento illuminato produce un ombra che segue le superfici su cui si proietta, con il risultato di creare chiaroscuri più netti e, in generale, una grafica più realistica. Questo importantissimo elemento si aggiunge alle evidenti migliorie nella resa dell’acqua e in un netto aumento della risoluzione dello skybox, che offre ora degli scorci davvero eccellenti, in particolare nelle ambientazioni montuose del secondo episodio.
Infine, merita un cenno l’audio completamente rimasterizzato, sia per quanto concerne il doppiaggio che – soprattutto – per i suoni ambientali. La versione inglese giunge con un roboante 7.1 che, collegato a un impianto audio all’altezza, sa regalare vere e proprie emozioni. Sfortunatamente non siamo stati in grado di avere accesso al doppiaggio italiano – che sarà presente su disco al momento del lancio – e, pertanto, non possiamo fornirvi un parere sulla qualità del mixage.
L’unico elemento controverso riguardante il restauro grafico si identifica nell’aggiunta della profondità di campo in alcune sequenze. Siamo d’accordo con l’idea di Naughty Dog di adottare un elemento tipicamente cinematografico nel gioco, e – personalmente – abbiamo accolto a braccia aperte l’introduzione dello sfocato. Al contempo, qualcuno potrebbe non apprezzare la rimozione dell’effetto pan-focus presente in alcuni momenti iconici dei tre giochi che, effettivamente, toglie un po’ di spettacolarità ad alcune inquadrature.
Non tutto è perfetto
Nonostante i giochi siano nettamente migliorati da un punto di vista visivo, Uncharted: The Nathan Drake Collection non è una conversione perfetta. In primo luogo, il gioco ci è crashato tre volte durante il nostro playthrough (che, per dovere di cronaca, si è svolto senza la patch del day one) ma, soprattutto, abbiamo notato alcuni screzi grafici già presenti negli originali ma che sembrano essersi amplificati in questa conversione.
Nel dettaglio, sono risultati molto evidenti alcuni episodi di compenetrazione poligonale e ci siamo meravigliati nel notare dei grossolani pop-in della vegetazione nel primo Uncharted, con cespugli che si sono materializzati davanti a noi a distanza molto ravvicinata, per poi sparire appena si iniziava a ruotare la telecamera. Si tratta di screzi minori ma, considerando il valore dell’opera originale e il fatto che questa remastered sia venduta a prezzo pieno, ci aspettavamo un livello di cura a dir poco minuzioso.
Anche dal lato dei contenuti ci sono alcune mancanze. La più evidente riguarda la totale assenza del multiplayer, un aspetto che era stato apprezzato nei giochi originali. Non comprendiamo le ragioni dietro questa scelta, e – a nostro avviso – si tratta di un difetto piuttosto grave. In secondo luogo, i nuovi contenuti si limitano all’aggiunta di due nuovi livelli di difficoltà – uno ultra facile e uno brutale – e all’arrivo di una modalità fotografia e di uno speed run mode che tiene conto del nostro tempo di gioco per costruire una classifica online. Piccole cose che, a nostro avviso, non sono sufficienti per sopperire all’assenza della modalità competitiva.

…fonte SpazioGames